Nel 1991, sulla rivista “Vie Oblate Life”, pubblicai un lungo articolo su come era stato compreso e studiato il carisma oblato. Pochi mesi più tardi, il 17 aprile 1993, Padre Gaetano Liuzzo mi scrisse:
“azzoppato” da un’influenza che mi ha fatto passare a letto anche la Pasqua, ho letto con grande interesse il tuo bell’articolo sul carisma OMI pubblicato in “Études Oblates” di dicembre 1991. Prosit e congratulazioni vivissime.
Se e quando riprenderai tale argomento potresti colmare una piccola lacuna “italiana”, visto che in tale articolo citi già Zago, Morabito e Gargantini (in nota). Ovviamente non ti faccio colpa di tale lacuna poiché non ho mai scritto su “Études Oblates”.
Nel 1946 terminando il mio volume “Missionari di tutti i climi”, mi son chiesto quale spiegazione si poteva azzardare a proposito dell’eccezionale diffusione e azione missionaria degli OMI: non si poteva tentare una lettura carismatica o uno sprazzo di “teologia” della storia?
Il cuore mi diceva di sì. Tuttavia non avevo tra mano i pregevoli articoli apparsi in materia durante la guerra su “Études Oblates”. Perciò mi son buttato a studiare le Regole del 1928 che in sostanza davano i contenuti della spiritualità del fondatore e degli Oblati.
E ne è venuto fuori il capitolo finale del libro, col titolo significativo: “Il segreto della vittoria” (pag. 205-217) che legge la spiritualità oblata in 4 componenti: due verticali (cristocentrismo e marianizzazione) e due orizzontali (carità e zelo universalistico).
Ho visto poi con piacere che gli articoli che allora ignoravo e quelli successivi, anche quelli del congresso sul carisma, hanno confermato questo quadro pur con precisazioni e integrazioni che avevo solo accennato come la preferenza per i poveri, la romanità, ecc.
Questa concordanza conferma una realtà oggettiva che è dono di Dio e che noi dobbiamo sempre più approfondire ed esplicitare per rispondere agli appelli della Chiesa e del mondo, contribuendo alla crescita del carisma stesso che, essendo vivo e vitale, può e deve svilupparsi pur restando se stesso. E me lo auguro vivamente.
Perdona il disturbo. Ti abbraccio fraternamente
in C. e M.I
P.Gaetano Liuzzo
In effetti, nel 1996, quando ho pubblicato il Dizionario dei Valori Oblati, ho integrato il mio articolo sul carisma, menzionando esplicitamente l’apporto di Padre Liuzzo nel famoso libro “Missionari di tutti i climi”.
Al termine del libro padre Liuzzo si domanda proprio qual è il “segreto” di tanto sviluppo missionario e di tanti successi, intitolando il capitolo “Il segreto della vittoria”.
Il segreto, afferma, è innanzitutto nella grazia e nella benedizione di Dio, ma anche nelle “benedizioni” e nelle loro preghiere e immolazioni dei genitori dei missionari, oltre che di tante persone “buone” e di tanti monasteri. Infine scrive: «Ma il segreto della conquista oblata non bisogna anche trovarlo nell’Istituto stesso? Non sarà forse lo spirito che un’anima di Santo – il Fondatore – ha infuso nei cuori docili e generosi dei suoi figli? Noi crediamo di sì: pensiamo che lo spirito ardente della Famiglia oblata, spirito tutto incentrato su Cristo e su Maria, tutto ingemmato di carità e di zelo nel più ampio universalismo sia il grande segreto degli “specialisti delle missioni più difficili”».
Individua quindi quattro aspetti fondamentali dello spirito – oggi diremmo carisma – oblato: Cristocentrismo, marianizzazione.
Sono temi che, successivamente, continuerà a sviluppare, soprattutto indirizzandosi alle COMI. Quelle prime intuizioni di allora rimangono tuttavia una testimonianza indelebile. Ecco come tematizza il primo punto:
Cristocentrismo
Abbiamo già accennato al pensiero del Fondatore in merito a «contemplazione e apostolato». Precisiamolo: Gesù Cristo, centro e Capo della Chiesa dev’essere per ogni cristiano la calamita divina e trasfigurante. Cristo Sacerdote Eterno, Salvatore e Redentore di tutti, dev’essere l’anima di ogni Sacerdote e Missionario. Ciò è evidente e comune a tutti i religiosi, ma Mons. de Mazenod lo rileva con tanta forza che si può parlare, in certo senso, di una sua particolarità.
Il vero principale Fondatore dell’Istituto, egli afferma nelle Regole (art. 287) è Gesù, che gli Oblati devono imitare in ogni cosa, di cui devono riempirsi, onde diffondere ovunque, quasi senza avvedersene, il profumo delle Sue virtù: «odorem amabilium Eius virtutum ubique diffundent» (art. 290).
Per questo, ogni giorno, tre quarti d’ora di meditazione, S. Messa e ringraziamento, visita al SS. Sacramento e a Maria, mezz’ora di lettura spirituale, gli esami generale e particolare di coscienza; per questo tutta la vita dev’essere una continua preghiera: «tota vita… perpetua debet esse animi recollectio» (art. 246), avvivata dal pensiero della presenza divina e dalle brevi ma ardenti elevazioni del cuore (art. 247).
Per questo – ed ecco la grande particolarità, unica forse (o quasi) tra gli Istituti moderni – per questo ogni sera, una mezz’ora di orazione raccoglie gli Oblati di Maria dinanzi al SS. Sacramento, non per una visita doverosa, né per una meditazione o un’adorazione vera e propria, ma per un altro esercizio di altissima formazione: «speciali meditatione contemplabuntur virtutes D.N. Jesu Christi quas membra Societatis nostrae debent in semetispis ad vivum exprimere» (art. 254: contemplazione delle virtù di Cristo che gli Oblati devono riprodurre al vivo in se stessi).
Per il Fondatore dunque, l’Oblato deve incessantemente mirare, con ferrea decisione (voluntate perpetua perfetionis apicem obtinendi: Prefazione della Regola), ad essere una viva immagine, una riproduzione fedele di Cristo, Religioso del Padre, Sacerdote Eterno, Missionario per eccellenza; e ogni sera deve operare una specie di spirituale e vitale contatto d’amore con Lui, onde notarne le eventuali dissonanze e imprimerne più a fondo i tratti somiglianti.
Così elevato e trasfigurato, sentirà il bisogno di dare anche ai giovani studenti Oblati una solida pietà cristocentrica, onde «formare Cristo in essi» (in clericis Christum formare: art. 62), plasmandone l’anima a immagine del Modello divino (ad animios paulatim fingendos iuxta divinum Christi exemplar: art. 63); onde essi realizzino l’accennata «diffusione universale – ubique – delle Sue amabili virtù» (art. 290).
Formazione questa di spiccato sapore paolino, che mira a far dell’Oblato un fedele continuatore non solo della missione di Cristo, ma anche dei Suoi sentimenti, delle Sue aspirazioni, dei Suoi spasimi santi, della Sua stessa anima divina.
E poiché gli amori di Cristo sono Maria, la Chiesa e le anime, l’Oblato sarà, come Lui, tutto di Maria e tutto delle anime.
Grazie P. Fabio,
“contemplazione delle virtù di Cristo che gli Oblati devono riprodurre al vivo in se stessi”
…contemplazione delle virtù di Cristo che le Comi devono riprodurre al vivo in se stesse”…
E’ un augurio per noi tutte, GRAZIE!
Rosalba