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Quali sono, secondo il Vangelo di Giovanni, le ultime parole in assoluto che Gesù pronuncia? Forse non ci abbiamo mai fatto caso… Sono: “Tu seguimi”. Più volte Gesù ha ripetuto questo invito, ma VocazionePietromai con tanta forza, con un “tu” così diretto: “Tu, seguimi”. Sono le parole rivolte, nell’ultima apparizione sul lago di Galilea, a Pietro, o meglio a Simone di Giovanni: lo chiama proprio per nome e cognome. È una chiamata personale, come lo è ogni chiamata. Pietro cerca di coinvolgere Giovanni nella sua vicenda, ma Gesù gli dice di lasciare stare la sorte di Giovanni; a Giovanni ci penserà lui, “Tu seguimi”; la chiamata e la risposta sono sempre personali.

Il Vangelo di Giovanni si conclude così: “Tu seguimi”. Gesù aveva già chiamato Pietro, eppure la chiamata non avviene una volta per sempre, è un invito continuo che egli rivolge lungo tutta la fine, fino a quando lo ascolteremo nell’ultimo istante, quando ci chiamerà a seguirlo nel suo paradiso.

Prima di questa chiamata Gesù lo interpella, ancora personalmente: “Mi ami tu?”. Ancora una volta un “tu”, che ritaglia la persona da tutto e da tutti e la mette direttamente davanti a lui, a tu per tu. Una domanda che non può essere evasa, tanto è personale e diretta, non consente alibi.

Legata alla chiamata vi è sempre una missione: “Pasci…”. Come quando chiamò la prima volta: “Vi farà pescatori di uomini”. Li chiamò a sé perché stessero sempre con lui e insieme per mandarli.

È personale la chiamata, diretta a un tu. È personale la sequela, dietro un tu concreto: “Seguimi, seguitemi”. Si segue Gesù, una persona, non un ideale, che occorre amare più di tutto e più di tutti.

La missione è sempre frutto di un rapporto d’amore, fatto di chiamata e di adesione alla persona di Gesù. Egli non può affidare una missione se prima non ha legato a sé la persona e non si sa pienamente da lei amato, fino a diventare una sola cosa, perché soltanto lui può compiere la missione che affida.

Questa pagina di Vangelo conclude, nella liturgia, il tempo di Pasqua e apre il tempo durante l’anno. Esprime così il frutto del mistero pasquale e apre a vivere la vita di ogni giorno, una chiamata costante, una risposta sempre nuova, un amore sempre conquistato, una missione sempre imprevedibile.

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