Nota: questo articolo è disponibile anche in Spagnolo e Francese. Selezionare la lingua dal menu
Da diversi anni avevo un desiderio di conoscere di più il mondo africano. Sono stata in missione solo in America Latina e il continente africano volevo che mi diventasse un po’ più familiare. Così ho espresso a Gesù il desiderio di poter riuscire ad entrare nella casa di qualche mio alunno di origine africana. Sono una maestra di Religione Cattolica della Scuola dell’Infanzia, e a Padova ci sono molti stranieri di questo continente che frequentano le cinque scuole dove insegno.
Passavano gli anni e questo desiderio sembrava fosse impossibile da realizzare. Ma due anni fa, a settembre, durante l’iscrizione a scuola, una mamma Nigeriana aveva difficoltà a compilare la scheda, così aiutandola ho avuto il suo indirizzo e il suo numero di cellulare… le ho chiesto se potevo visitarla… Ogni volta che andavo a casa sua però, parlavamo in strada o in cortile… la realtà che sono venuta a conoscere praticamente era un BRONX di tre edifici dove abitano quasi tutti africani e pochissimi rumeni. Pagano affitti molto alti, non hanno nessun tipo di riscaldamento e nemmeno acqua calda, le tubature spesso non funzionano, bagni rotti e oltre all’affitto, devono dare al proprietario 100 euro di bollette ogni mese.
Con la scusa di visitare i suoi due bambini che ho a scuola, abbiamo iniziato a fare amicizia… ma il marito non mi faceva entrare in casa… aveva paura che fossi un’assistente sociale e che gli portassi via i tre figli. Ho anche iniziato a portar loro indumenti vari; le chiedevo se ne aveva veramente bisogno, spesso mi diceva di no e reagiva a volte un po’ male e sgarbata. Mi sono chiesta il perché di queste reazioni e di quelle del marito senza lavoro che chiedeva l’euro del carrello all’uscita di un supermercato… perché? Così, due Natali fa, erano pochi mesi che ci conoscevamo, ho chiesto a Joy, la signora Nigeriana, cosa potevo fare per loro… Comprami il gasolio per le stufe, abbiamo freddo, non abbiamo riscaldamento. Sono andata da Brico con la foto del bidone da 18 litri e ho comprato il combustibile adatto alle loro stufette “pericolose”! Io ci sono andata con la macchina e il bidone era molto pesante… ho saputo invece che loro andavano in bici per non pagare il biglietto dell’autobus, col freddo, con la pioggia! Finalmente un grazie! Avevo chiesto a Gesù come poter amare queste persone, ma non come piaceva a me… come loro volevano essere amate da me.
Finalmente il desiderio si è realizzato, sono entrata a casa loro! Che scena davanti ai miei occhi! Una casa molto umile, tenuta in ordine, con mobili e biancheria rimediata, ma le pareti dei muri erano zuppi di acqua! Ma certo mi son detta, io sò cos’è l’umidità di Padova e col riscaldamento… figuriamoci senza! La Caritas li aiuta col cibo, ma sempre scatolette, latte, pasta… ma la carne? Ricevono vestiti che non sempre vanno bene e a volte sporchi… ma i pantaloni per il figlio più grande che cresce in fretta nessuno glieli regala. Ecco spiegate le reazioni di Joy… Donano, donano anche troppi giochi… ma i bambini non li sanno usare. Li lasciano in giro dappertutto la casa è piccola e non c’è un posto dove ordinarli, bisticciano per avere tutto e subito.
Passando più tempo con Joy senza avere fretta, capisco che ha bisogno della mia auto per comprare l’acqua… le spiego però, che l’acqua di Padova è potabile e buona, ma lei insiste perché non la beve… cerco di capire e scopro che dalle tubature vecchie della loro casa esce di tutto… vedo anche che in mano ha pochi euro per comprare solo l’acqua e la più economica e mi rendo conto come sa fare bene i conti, che sa i prezzi dei vari supermercati e discount e che è una brava economa. Scopro tante qualità in questa mamma e moglie che deve mandar avanti la “baracca” per vivere. La invito a comprare qualcosa di sostanzioso per i suoi bambini e di non preoccuparsi che ci avrei pensato io… mi ringrazia ancora… Piano piano la fiducia aumenta e aumenta anche l’amicizia. Un giorno Joy mi ha detto: quando avrò i soldi tu farai da madrina ai miei tre figli… li voglio battezzare nella parrocchia qui da don Mario che mi paga una bolletta all’anno, è un prete buono…
Qualche giorno fa, ero ancora dolorante perché, iniziata la fase 2 del Covid 19, ero riuscita ad andare dal dentista per alcune carie e ho fatto anche due impianti ai denti. Per la strada incontro in bici Joy che mi mostra la bici riparata con la condivisione che avevo fatto a Pasqua con lei perché facesse una spesa per la sua famiglia e aggiustasse la bici… era piegata in due dal mal di denti… senza pensarci due volte le ho detto che dovevo andare anch’io dal dentista a togliere i punti e se voleva poteva venire con me… “Mamma mia Daniela, hai già tante spese”! Sentivo che dovevo credere nella provvidenza!
Povera stella, ho scoperto che era da gennaio che soffriva e che prendeva antidolorifici e il dentista degli stranieri le aveva detto che non aveva niente… infatti la carie non si vedeva nemmeno dal mio dentista… così l’ho portata a fare una panoramica… poi il dentista le ha devitalizzato un dente e poi il chirurgo gliene ha tolto un altro, è stato ricostruito un dente rotto e fatta la pulizia… Devi usare il filo interdentale le dice il dentista… Lei risponde: cos’è? Con tanto tempo e pazienza l’ho portata nel supermercato dove vendono questo filo per mostrarle quello che le ha ordinato il dentista. Durante il viaggio, passiamo davanti un negozio di carne dove i clienti sono tutti stranieri… “ti fermi”? “Qui è economico per me”… ha comprato 5 euro di carne macinata grassissima per fare un ragù per tutta la settimana. Sentivo che Gesù mi chiedeva di dare il tempo necessario per questo prossimo che mi metteva accanto, per amarla in modo particolare e speciale… mi ha chiesto se le insegnavo un po’ come si parla italiano, e il viaggio per andare e tornare dal dentista dava un’ottima opportunità per parlare e conoscere la cultura di questo paese. La vedevo felice di apprendere e capire.
Sono andata a parlare anche con don Mario per vedere cosa possiamo fare per questa gente del “bronx”… ho trovato un parroco che mi ha descritto una realtà ancora più dura, ma che anche lui si interrogava su cosa fare per questa gente. La parrocchia è fatta di sole persone anziane… c’è solo un bambino che frequenta il catechismo, sono solo, c’è però la comunità di s. Egidio… mi sono fotografata i telefoni vari di un volantino appeso in patronato, chissà cosa riusciremo a fare insieme, sono molto speranzosa! Sono riuscita a trovare un piccolo lavoretto per Joy in parrocchia, ogni venerdì alle 14.30 andrà ad aiutare una signora a pulire la Chiesa e il parroco le darà qualcosa ogni volta… ho promesso a don Mario che mi interesserò ogni venerdì per accertarmi che Joy compia il suo impegno di lavoro. Ho visto un po’ più di speranza nel parroco e il sorriso negli occhi di Joy… Lunedì la porterò a togliere i punti del dente che ha estratto e le ho proposto di portare con noi anche i suoi tre figli per fargli fare un giretto in macchina, sto pensando a qualcosa di piacevole per loro. Gesù nel mio cuore, se io lo ascolto, mi insegna come amare il prossimo come me stessa, ma la cosa che mi ha fatto “squagliare” di più è stata che più io mi fidavo di Gesù e non dei soldi che avrei speso per Joy, più arrivava la Provvidenza! L’odontotecnico mi ha fatto pagare solo le spese dei materiali, il chirurgo che le ha estratto il dente non ha voluto una lira ed era contento di aver fatto qualcosa di buono, una collega ha voluto contribuire alla spesa… insomma facendo bene i conti non è stata affatto una grande spesa, dentro al cuore sentivo Gesù crescere in me e attorno a me e che l’importante è amare nell’attimo presente… al resto ci pensa Lui!
Daniela Merlani