Te Deum laudamus, te Dominum confitemur. Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia. Per singulos dies benedicimus te; et laudamus nomen tuum in saeculum, et in saeculum saeculi, scrisse sant’Eugenio il 18 febbraio 1826, all’indomani dell’approvazione del suo Istituto.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti ringraziamo per la tua bontà immensa, o Dio Amore, Padre nostro!, scrisse padre Liuzzo il 17 febbraio 1987, all’indomani dell’approvazione del suo Istituto.
In quella Circolare padre Liuzzo continua:
«Care figliuole, godiamo ed esultiamo in Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, che ci ha dato un nuovo grande segno della tenerezza del suo amore: ieri, alla vigilia di questo giorno a noi tanto caro, è giunto a Lucia il Decreto del Cardinal Poletti che erige la Pia Unione delle COMI in ISTITUTO SECOLARE DIOCESANO».
«Mi è dolce constatare – continuava – che questo gran “regalo” di Dio porta la… “firma” di Maria, a cui avevamo affidato l’approvazione. (…) Facciamo la domanda al Card. Poletti mercoledì, l6 luglio, festa della Madonna del Carmelo. Tre giorni dopo, sabato, per suggerimento del Vicariato, portiamo tutti i documenti a Mons. Albertini, Pro-Segretario della S.C. per i Religiosi e gli Istituti Secolari, per il Nulla Osta della S. Sede. Solo tre mesi dopo, con inattesa rapidità, sabato 25 ottobre, Mons. Albertini telefona a Lucia che la Commissione ha finito l’esame delle Costituzioni (…); il Card. Poletti firma il Decreto di erezione, l’11 febbraio 1987, “festa di Na Sa Immacolata di Lourdes”, come dice nell’ultimo rigo. Così il Decreto, per me e per voi, non porta la “firma” dell’Immacolata?… MAGNIFICAT anima mea Dominum! Con noi esulta e ringrazia la nostra Oasi celeste».
«Siete nate nella Chiesa e per la Chiesa missionaria (…). Ora la Chiesa VI FA Istituto Secolare con finalità missionaria. È la vostra nascita ufficiale e canonica, che vi colloca tra gli Istituti di vita consacrata “perle della Chiesa” (…). Ed è per disegno divino che, nate il 22 agosto festa del Cuore Immacolato di Maria, siete battezzate in un’altra festa dell’Immacolata, l’11 febbraio. Non è una consacrazione-chiamata ad essere Nuove Marie di Nazareth?… (…).
Rispondete – come il Fondatore chiedeva ai suoi figli nel 1826 ed ora chiede a voi tutte – con una nuova fiamma di fervore, con animo pronto e deciso a tutte le esigenze della vostra vocazione: “In nome di Dio siamo santi! Altrettanti Cristo!” nuove Marie di Nazareth. (…) Che siamo fedelissimi alla nostra “legge di santità”».
Dieci anni prima, il 17 febbraio 1979, ricordava a tutte il senso della celebrazione dell’approvazione delle Regole oblate:
«La solenne ricorrenza di oggi vuol essere per tutti i membri della nostra Famiglia – Padri, Fratelli, Sorelle – un giorno di intima letizia, di lode e ringraziamento a Dio e a Maria, e di rinnovamento nello spirito della nostra vocazione. Non per nulla la nuova liturgia eucaristica, approvata dalla S. Sede il 9/9/78 per la festa odierna, si chiama “Ringraziamento a Dio per la nostra vocazione”. Non saremmo quello che siamo senza quel 17 febbraio 1826 in cui il Papa, per divina ispirazione, approva ufficialmente le Regole e il carisma del Fondatore e tiene a battesimo la nuova famiglia dandole il nome di Maria Immacolata. Carisma e nome diventati “nostri”…».
Quell’anno il ricordo dell’approvazione delle Regole oblate suscitò in padre Liuzzo il desiderio che anche le COMI ricordassero il valore e la bellezza delle proprie Regole, tracciandone gli elementi fondamentali. Tra i tanti mi piace riprendere le caratteristiche delle COMI espresse nel loro stesso nome.
«Ogni parola – scriveva allora – è da meditare, gustare e vivere, perché son “vere parole di vita”». Lasciamo dunque che ci aiuto a “meditare, gustare e vivere” queste “vere parole di vita”:
- Cooperatrici: la totale dedizione alla Chiesa e la “comunione” filiale e vitale col Papa, devono essere completate dal “volto femminile” (art. 2) di cui sono espressione importantissima.
- Oblate: sino al culmine del Cristocentrismo, l’identificazione a Cristo.
- Missionarie: tre aggettivi che escludono ogni “mezza misura”: ardenti, coraggiose, universali;
- il perfetto spirito mariano à spiegato nell’art.6 che è una perla (Maria prima Cooperatrice, nostra regina, mamma e modello; amarla come Cristo stesso; esserne figlia amantissima, immagine vivente…), un programma di autentica marianizzazione che culmina nell’idea di essere “nuova Maria di Nazaret” – una delle idee-portanti, sin dagli inizi! – espressa poi con altra parola quanto mai luminosa e impegnativa: rivivere Maria (art.35).
È un piccolo trattato mariano in miniatura: approfonditelo, assaporatelo e incarnatelo!
La Comi è un DONO totale e lieto a Dio-Amore, una fedelissima che segue Cristo puntando “alle vette e senza lasciar nulla di intentato”, da innamorata che vuol identificarsi con Lui, – tutta presa da Lui e dai suoi interessi salvifici, impregnata di amore alla Chiesa e alle anime più bisognose fatto di dinamismo infaticabile e giovanile, santamente audace, – autentica figlia del B. Eugenio e volto femminile della sua Congregazione, – che vuol rivivere Maria per la gloria e la gioia del Padre e per la salvezza di tutti, in un’atmosfera di effusa carità divina e fraterna…
Non c’è da esplodere di gioia, di umiltà, di riconoscenza, di entusiasmo oltre che di totale fiducia in Dio-Amore?».
Il 21 novembre 2002, nell’omelia per il primo anniversario dell’approvazione pontificia delle COMI, tornava sull’importanza della Regola:
«Per una Famiglia religiosa, il suo riconoscimento da parte della Chiesa è qualcosa di essenziale. È la Chiesa che ci “costituisce”, secondo l’espressione del Fondatore, ed è pure essa che ci dà la “missione”, che ci invia, come corpo apostolico, a lavorare all’evangelizzazione del mondo. (…)
Un Istituto religioso è più che un affare privato. (…)
Ciò faceva scrivere al Fondatore, il giorno dopo l’approvazione delle Regole: «Non è una bagattella, non sono più dei semplici regolamenti, una semplice guida pia; sono delle Regole approvate dalla Chiesa, dopo l’esame più minuzioso. Sono state giudicate sante ed eminentemente adatte a condurre coloro che le hanno abbracciate al loro fine. Sono divenute proprietà della Chiesa che le ha adottate… Eccoci costituiti… Riconoscete la vostra dignità… In nome di Dio, siamo santi» (Lettera a Padre Tempier, 18 febbraio 1826).
Consegnandovi il libro delle Costituzioni, dirà la formula tradizionale: “Hoc fac et vives: Fa’ questo e vivrai”. Vivrai e farai vivere molti altri poiché questa è la via per la quale Gesù Cristo, Redentore degli uomini, stabilirà la sua dimora in te e, attraverso te, ne raggiungerà molti altri. (…)
È tutto qui! Imparare a leggere le Costituzioni e a rileggerle incessantemente, per “ricevere il Cristo”, per crescere sempre più nell’amicizia con lui, per poter, come la Vergine, “darlo al mondo di cui egli è la speranza”».
Sono parole di un Padre che continua a vivere tra le sue figlie e che dal cielo intercede per loro, è loro vicino, le accompagna con affetto. Sono come un testamento da custodire e vivere.
Fabio Ciardi, omi