Come tutti sappiamo, il Comi porta avanti da due anni un progetto di servizio civile nazionale chiamato “Parla e suona con me”, all’interno del quale si è sviluppata una scuola di italiano per i migranti. Quest’anno le lezioni si svolgono nell’arco della settimana, lunedì, mercoledì e venerdì, con corsi distinti per tre livelli.
Il lunedì la scuola è un po’ particolare, perché raccoglie tutti i beneficiari e si conclude con il pranzo preparato a turno da loro e anche dai volontari: diventa così non solo una lezione teorica, sui vari paesi e costumi e tradizioni culturali, ma anche pratica, attraverso la preparazione e condivisione di vari piatti locali. Partecipo quasi sempre alla lezione del lunedì, perché mi da la possibilità di stare un po’ più a contatto con i volontari e i nostri amici stranieri.
Qualche giorno fa ha cucinato Hassan, preparando il fufu (fatto con farina e acqua) con una salsa di carne. Per me solo sentire la parola “fufu” aveva rievocato subito la realtà di Kinshasa, gli odori e i sapori di quella terra, anche se poi ho scoperto che quello di provenienza libica è tutta un’altra cosa.
Hassan ha, come tutti i migranti, una storia particolare di sofferenza e di sacrifici. Originario del Togo , di famiglia povera, ha da sempre militato nell’opposizione al governo, tanto da dover fuggire prima in Ghana e poi in Libia. Qui è stato messo in prigione, certamente ha subito maltrattamenti, anche se non ne parla in modo esplicito, e poi ha intrapreso uno di quei viaggi disperati, di cui tanto sentiamo parlare, per poter arrivare in Italia. E’ qui da qualche mese, vive in un centro di accoglienza, viene al Comi per apprendere l’italiano. Tra l’altro lo stiamo aiutando a sistemare anche la sua salute, soprattutto a rimettere i denti davanti che non pensiamo gli siano caduti spontaneamente. Dopo aver preparato e mangiato, ha rimesso tutto in ordine, senza parlare molto. E quando gli abbiamo detto che il suo pranzo era molto buono ha sorriso, e portandosi via una buona porzione per la sera ha commentato: “i miei amici al centro saranno contenti”.
Con Hassan, con gli altri, ogni volta l’esperienza è nuova, ricca di apporti, ma anche imprevedibile e delicata, perché si incontrano persone diverse, con abitudini diverse, con linguaggi diversi, e il rispetto, l’accoglienza, l’ascolto devono sempre restare a livelli alti.
La mia presenza è di supporto alla lezione, dal momento che i volontari svolgono il loro compito con competenza. Per me è uno stare tra di loro cercando di cogliere, certo in piccolissima parte, il mondo che ogni migrante presente si porta dentro. Vengono da paesi diversi, ma le loro storie hanno una trama comune, costellata dalla nostalgia per la loro terra, per la loro famiglia, per la loro cultura, ma anche dalla speranza di un avvenire più sereno. Quando chiedo qual è il loro desiderio più forte la risposta è la stessa: avere il permesso di soggiorno, avere un lavoro, poter aiutare chi è rimasto laggiù.
Ogni volta resto stupita dal loro coraggio e dalla pazienza con cui affrontano le situazioni difficili, incerte, a volte anche piene di pericolo: non si lamentano, almeno non con noi, continuano a sorridere, ci fanno dono della loro amicizia che significa fiducia in ciò che siamo e che facciamo.
Antonietta
Il Servizio civile con il COMI si può fare anche per il prossimo anno in ITALIA e ALL’ESTERO
PER SAPERNE DI PIU’
MERCOLEDÌ 14 GIUGNO 2017 ore 17.00
LUNEDÌ 19 GIUGNO 2017 ore 17.00
presso la sede del COMI in via di San Giovanni in Laterano 266 ci sarà la presentazione dei progetti proposti.
Se avete dei giovani a cui proporlo fate telefonare (06-70451061) o scrivere una mail (segreteria@comiorg.it) per confermare la partecipazione!