«Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì…» (Mt 25,14-30)
Quanta fiducia nei nostri confronti! Al punto da consegnare i suoi beni nelle nostre mani. Gesù sale al cielo e lascia a noi il compimento della sua missione. Si arrischia, pur conoscendo la nostra piccolezza, le infedeltà, i tradimenti.
Tutto in noi è opera sua. Eppure non siamo oggetti inerti del suo amore. Ci vuole soggetti attivi, corresponsabili nel suo disegno di amore.
Senza di lui non possiamo fare nulla, ma anche lui senza di noi non può fare nulla!
Ha un tale rispetto di noi che ci ha resi liberi, così da poter accogliere il suo dono e rispondere al suo amore con un’adesione convinta ed operosa.
Gesù si è tutto donato rivolgendoci la sua parola, depositandola in noi come un seme. Ora attende che esso cresca, diventi albero, porti frutto e che a nostra volta seminiamo in altri il suo vangelo.
Gesù si è tutto donato nel pane e nel vino, suo corpo e sangue, e vuole che il dono si perpetui: “Fate questo in memoria di me”. Ora attende che chi mangia di lui viva di lui e viva per lui.
Ci ha donato il comandamento nuovo dell’amore reciproco. Ora attende che ci amiamo tra di noi fino a fare della terra un cielo.
Ha rischiato, eccome, mettendo nelle nostre mani la sua stessa vita. Ora chiede a noi di rischiare mettendo a frutto i talenti che ci ha donato.
Perché tenere nascosti sotto terra i suoi doni invece di investirli e di farli fruttare?
A volte, davanti a quanto ci è chiesto, ci sentiamo troppo piccoli, inadeguati, incapaci di rispondere. Non crediamo che il dono ricevuto ha in sé la vita, la capacità di germogliare e di portare frutto, attivando in noi risorse nascoste.
Non ci fidiamo di Dio, forse perché ci si para davanti l’immagine di un Dio duro ed esigente. Riteniamo allora, come il servo pigro e infedele, che la cosa migliore sia rimanere ligi al proprio dovere, facendo il minimo indispensabile, senza prendere nessuna iniziativa rischiosa, per paura di sbagliare, di essere giudicati. Rimanere senza far nulla per paura di sbagliare è uno sbaglio ancora più grande.
Il rischio che Dio mi chiede è proporzionato alla fiducia che egli mi dà.
Grazie per i doni che poni nelle nostre mani.
Grazie per esserti donato,
per averci chiamato a collaborare con te,
per la fiducia che in noi riponi.
Aiutaci a rispondere con generosità
a tanto amore
rendendoci operosi e vigilanti,
creativi e pieni di fantasia,
intraprendenti e audaci
perché cresca in noi la tua vita
e si diffonda il tuo Regno.