TRAPIANTARE IL CUORE

Convegno2Si è svolto a Roma lo scorso fine settimana (28 febbraio/1 marzo), l’annuale Convegno di formazione dell’Istituto delle COMI, dal tema quanto mai attuale La fragilità dell’uomo e del mondo: uno sguardo alle sfide della missione, presentato da Ileana Chinnici, astrofisico presso l’Osservatorio Astronomico di Palermo. Consapevoli delle fragilità che vive la società e la Chiesa, siamo invitati ad accogliere le sfide della missione, a partire dal rinnovare noi stessi.

Diverse sono le modalità con la quale possiamo farlo. In questi giorni si rivela utile l’analisi SWOT (Strenghts, Weaknesses, Opportunities, Threats), strumento di pianificazione strategica per valutare punti forza, debolezze, opportunità e minacce di un progetto, di una impresa o di altre particolari situazioni. L’Istituto COMI, piccola realtà di consacrate e laici missionari pienamente inseriti nei più diversi ambiti della società, è soprattutto invitato a permettere che l’amore di Dio doni un cuore nuovo e uno spirito nuovo (Ezechiele 36, 26) per divenire presenza e testimonianza evangelica tra noi e a quanti ci invia. Si tratta, suggerisce Ileana, di accogliere il cuore nuovo che Dio promette ai suoi, proprio come fosse un trapianto: dalle nostre fragilità e debolezze alla forza della Grazia.

In questi tre giorni di fraterno e gioioso raduno, insieme ad alcuni fratelli OMI e ai laici che condividono il carisma, ci siamo comunicati le nostre fragilità, come persone e come Istituto, per condividerle e portare i pesi gli uni degli altri, ma soprattutto per guardare alla reciproca bellezza che il lavoro missionario immette nella Chiesa e nella società oggi. A partire dall’entusiasmante relazione Il coraggio di ascoltare la vita, di padre Francesco Volpintesta, OMI, il quale ci ha raccontato come la vita del fondatore della nostra famiglia oblata, Sant’Eugenio de Mazenod, consapevole delle proprie debolezze, è stata un lungo e appassionato itinerario per permettere alla grazia di Dio di effettuare “il trapianto” dal suo cuore al cuore che Dio voleva donargli, per amare ogni uomo, sino a far dire di lui che aveva un cuore grande quanto il mondo. Questa stessa esperienza del Fondatore è stata come contemplata nelle due esperienze ascoltate il sabato pomeriggio. convegno3La prima di Cristina Jiménez Dominguez, consacrata e medico geriatra a Madrid, ci ha comunicato La gioia di Simeone: come il vecchio Simeone, il giusto e fedele del Vangelo, che aspettava la salvezza d’Israele, riconosce nell’incontro con la fragilità del Bambino Gesù il momento più importante della vita, così l’anziano e malato oggi può guardare con fede all’arrivo dell’incontro definitivo con Dio e l’Eternità. La seconda Esperienza di servizio e missione di padre Aldo D’Ottavio, OMI, già superiore nella Comunità a San Giorgio Canavese, ci ha immerso in uno spaccato di mondo poco conosciuto, raccontandoci come la sua vita di sacerdote è stata pienamente annuncio missionario tra gli operai di una fabbrica del nord Italia nel difficile periodo degli anni settanta e ottanta del Novecento, vivendo la povertà e la vulnerabilità dell’operaio all’ultimo gradino della scala sociale. La domenica mattina abbiamo ascoltato il giovane attivista Lorenzo Vecchi, impegnato come volontario del Comi ONG, sul tema Giustizia climatica: una nuova frontiera di missione, dialogando con lui riguardo l’urgenza di vivere e proporre uno stile di vita finalizzato al rispetto e alla salvaguardia del creato.

Leitmotiv di quanto vissuto ci sembra sia il desiderio di offrire tutto di noi, per permettere alla ricchezza della Vita di Dio in noi e tra noi di raggiungere ogni persona lì dove siamo chiamati: dal nostro cuore al cuore di Dio.

Non si può non pensare a quando cinquant’anni fa, a Città del Capo, il chirurgo Barnad espiantò il cuore da una giovane donna, deceduta, per innestarlo in un uomo di mezz’età malato, e osò effettuare così il primo trapianto di cuore della storia della medicina: l’impresa sbalordì per il prodigio scientifico e perché il cuore è il centro propulsore e vitale dell’uomo, oltre che la sede simbolica della vita e dell’amore. Chi avrebbe immaginato allora lo straordinario percorso che la medicina oggi ha realizzato da quel primo trapianto!

Così possa essere anche per noi, pronti ad accogliere, nella debolezza, il cuore nuovo della Grazia per le nuove sfide che la vita missionaria presenterà.

Pina, COMI

 

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